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I'm experiencing my first time alone and abroad, being an au-pair in Finland. I write about my finnish life, cultural differences and sometimes about my idea of style.
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martedì 7 maggio 2013

Finlandesi che imparano l'italiano.



Che i bambini siano delle spugne nell'apprendere le lingue è risaputo.
Due anni fa ero in aeroporto a Bruxelles, in procinto di prendere l'aereo per tornare in Italia, e nel mio stesso gate c'era una bambina che avrà avuto non più di sei anni, che stringeva il suo piccolo trolley rosa e intanto parlava con la madre, una bella signora bionda, magra e vestita in maniera impeccabile, dagli occhialoni che usava a mo' di cerchietto ai sandali col tacco, Balenciaga al braccio e trolley firmato nell'altra mano.
Gli occhi, che son alla fine ciò che più mi han colpita, erano azzurri e dal taglio severo.
La bambina parlava tranquillamente in italiano e la madre le rispondeva in francese. Incredibile come riuscissero a capirsi alla perfezione.
Da lì ho sempre pensato che renderò i miei figli, qual ora un giorno decidessi di volerne, bilingue. Beh, io più o meno mi considero bilingue: capisco benissimo il piemontese, e lo parlo anche con mia nonna. Ma il piemontese non è considerato importante quando si viaggia, quindi penso che addestrerò la mia prole a qualcosa di più internazionale, tipo l'inglese, sempre ammesso che io riesca ad impararlo bene.

Ad ogni modo, sin dall'inizio della mia avventura, le bambine hanno imparato a dirmi buona notte, poi ciao ciao, poi mamma mia!, poi napoletani (grazie Gege che gli hai insegnato una parola utile).

Tutte le sere vengono in camera mia, come ho già specificato qualche post fa, ad origliare le mie telefonate, o a mostrarsi in webcam coi miei genitori e con Gege, così spesso dicono a tutti buona notte.
Senza contare che a fine marzo, Gege, è venuto qua per dieci giorni, e abbiamo passato davvero un sacco di tempo assieme alle bambine. 

Qualche settimana fa stavamo facendo lo spuntino prima della nanna, tutti assieme, mangiando pancakes con marmellata, e son rimasta per ultima col padre e Ranocchia, a ritirare i piatti in lavastoviglie.
La bambina aveva il viso sporco di marmellata e le ho detto "Sei proprio una porcellina".
Il padre guarda la bambina, intuisce che il significato della mia frase fosse qualcosa tipo "piggy", e si mette le mani nella testa intonando in maniera simpatica un "Mamma mia, what a mess!".
Io scoppio a ridere, Ranocchia inizia a ridere di conseguenza e a dire "Mamma mia! Mamma mia! Mamma mia! Porselina! Porselina! Mina olen Porselina!".
Io e il padre continuiamo a ridere, e mi sposto verso il lavandino per riempire d'acqua il mio bicchiere e spiego al padre: -Amo essere qua! È uno scambio culturale fantastico: io imparo la vostra lingua e posso vedere i progressi che fanno le bambine nell'imparare l'italiano...
Un istante dopo, dietro di me sento la voce di bambina che esclama: -VAFFANCULO!
Io mi giro, indecisa se fuggire o uccidermi.
E invece mi escono solo parole tremolanti come: -No! Non si dice! (ovviamente in finlandese).
Il padre, stupito, mi chiede cosa voglia dire.
E io non posso far altro che ammettere che è una brutta parola, prima di fuggire in camera mia, nella quale mi ci chiudo per tutto il resto della serata.

Mi son sentita pessima come persona: questa bambina ha due anni e sa cinque parole in italiano, una delle quali è vaffanculo.

Il giorno dopo, nell'imbarazzo totale, mi faccio forza e dico alla madre: -Ti devo chiedere scusa per ieri -lei mi guarda accigliata- Eh, sì, la più piccola ha detto il suo primo vaffanculo.
Lei scoppia a ridere e mi dice: -Oh, non preoccuparti, trovo divertente che sappia dire vaffanculo! E comunque, anche dovesse dirla qua nessuno la capirebbe, quindi non è un problema.

Analizzando come possa averla appresa, diciamo semplicemente che è una delle parole che dico più spesso. La uso quasi come intervallo, al posto delle virgole.
Passando diverso tempo con me e sentendomi parlare in italiano, son quasi certa che me l'abbiano sentita pronunciare almeno una cinquantina di volte. 
Senza contare che quando Gege è venuto a trovarmi, una sera a cena io e lui discutevamo amabilmente, mentre Ranocchia mangiava, e principessa giocava nella sua stanza, aspettando il ritorno dei genitori.
Per concludere la discussione io ho esclamato "Ma vaffanculo!", e Ranocchia lo ha ripetuto una frazione di secondo dopo.
L'avevo fulminata con lo sguardo, ma quel coglione del mio moroso che scoppia a ridere probabilmente l'ha colpita di più, dato che  distanza di settimane l'ha ripetuto davanti al padre.

lunedì 6 maggio 2013

Differenza Culturale n°3

QUESTIONI DI KETCHUP.

Abituata a vedere il ketchup giusto come salsa da accompagnare alle patatine o con carni bollite, la differenza culinaria più strana è proprio l'abuso di questo ad ogni pasto.


Sono inorridita la prima volta che l'ho visto mettere sulla pasta alle bambine: cioè, mi rovinate un piatto di spaghetti con sugo, peraltro buono, con della stupida salsa da frigo?!
Poi ho capito che i bambini non capiscono una cippa di cosa sia il cibo, mangiano solo perché sono obbligati, e se mangiano per il piacere di farlo significa che stan mangiando schifezze... 

Dopo un po' ho notato che anche gli adulti lo fanno: su pasta, riso, carni, pesce e verdure.
Così, perdonatemi la bestemmia, ho provato a farlo anch'io: SORPRESA! È buono davvero!

All'ultima festa di compleanno, mentre tutti i bambini giocavano e noi adulti stavam mangiando torta e bevendo caffè, il festeggiato è arrivato in cucina, ha aperto il frigo per prendere il barattolone di ketchup, ha arraffato una pizzetta dal tavolo e l'ha cosparsa di ketchup.
Chi era al tavolo con me ha notato la mia faccia perplessa, e mi son sentita in dovere di spiegare che è una cosa alquanto insolita per me, italiana, vedere il ketchup su tutti i tipi di cibo.
Poi però ho ammesso che non è più così strano a vedersi, ed è intervenuta la mia madre ospitante dicendo: -Ma io ti ho vista mettere il ketchup sulla pasta! Ormai sei stata adottata dalla Finlandia!
E messa alle strette ho dovuto ammettere che sì, il ketchup sulla pasta al sugo è buono, se lo metti in dosi moderate, come anche sul riso.
Poi è uscito fuori che i bambini finlandesi vengono spesso convinti a mangiare qualcosa grazie all'aneddoto del "Ci mettiamo sopra un sacco di ketchup", e tutto magicamente sembra più appetitoso.




Il formato standard è quello da un litro, che di norma finisce in due settimane.
E pensare che il ketchup nel mio frigo durava fino a che non dovevamo buttar via il barattolo mezzo pieno perché s'era ammuffito!

E se non mi credete, ecco lo spot del ketchup finlandese, FELIX, che testimonia tutto: ragazzi che mettono quintordici quintali di salsa rossa sul piatto di spaghetti al sugo.


lunedì 29 aprile 2013

Differenza culturale n°1

PAESAGGI


Vi faccio presente che sono arrivata a metà gennaio, uno dei mesi più depressivi per i popoli scandinavi: giornate corte, freddo micidiale, neve alta un metro, ghiaccio, e tutti i giorni sembrano volgere all'apocalisse.

Bene, invece di esserne spaventata, io mi sentivo realizzata, perché finalmente potevo provarlo sulla mia pelle: luce del giorno (quando non nevica) dalle 9 del mattino alle 2 e mezza del pomeriggio, -30 gradi, e tutto perennemente bianco.

Effettivamente, il problema luce è grave: ci si sente perennemente affaticati/rincoglioniti, e l'idea di suicidarsi non è poi così male quando non vedi della luce naturale per diversi giorni... Ma è abbastanza frequente avere delle lampade a raggi UV in casa, che simuli la luce del sole. Quest'ultima è importante perché regola le fasi della giornata di un essere umano, pertanto, per prendere il ritmo di mattina è importante vedere la luce solare. La lampada infatti viene accesa solo al mattino e poi se ne cala l'intensità dopo mezzogiorno.


Ero abituata, in Italia, ad andare a fumare un sigaretta della buona notte con mio fratello.
Il terzo giorno dal mio arrivo ho provato a portare la mia abitudine anche in Finlandia, e ammetto che mi è balenata in testa l'idea di smettere di fumare (tutta salute): a -28°C il respiro ti si mozza, e ogni volta che aspiri ti senti mancare un pezzo di polmone; se fai l'errore, come me, di sederti per gustartela meglio, stai pur certo quando ti alzerai rischierai di svenire, per non parlare degli svarioni che ti vengono una volta entrati al calduccio.
No, con -30° non è difficile sopravvivere. Ovviamente non ci darei una festa, ma non è impossibile -se si è ben coperti-, e comunque ciò che ne risente di più è comunque il respiro.


Non si sopravvive col vento forte, con quello rischi di star male.
E tutti mi dicevano "Ma va là, che il vento lì sarà secco, diverso da come lo abbiamo noi!". 
Se in Italia il vento freddo e umido ti entra nelle ossa, in Nord Europa il vento freddo secco ti paralizza. 

Per non parlare di quando la luce bianca del sole, nelle rare giornate serene, si riflette sulla neve: assolutamente il paradiso per i foto-fobici!


A cinque giorni dal mio arrivo, nonostante tutto, ho visto uno degli spettacoli più belli della natura nordica: l'Aurora Boreale.
Avevo fatto una doccia, ed ero uscita coi capelli bagnati a fumare, e fuori c'eran -20°C (idiota, eh?!).
Il mio sguardo mi porta a Nord, sempre speranzosa di riuscire a vedere un'Aurora Boreale, ed inaspettatamente vedo del "movimento" nel cielo sereno e stellato.
Eccolo, un serpentello verde che si agita nella notte.
E mentre mi perdo a vedere il suo show, non mi accorgo che i miei capelli si sono ghiacciati.





domenica 28 aprile 2013

Un'avventura già alla partenza

La mia famiglia ospitante abita nella zona della Finlandia chiamata Ostrobotnia.
È la regione che sta appena sotto la Lapponia, e come capoluogo ha Oulu, una cittadina che conta poco meno di 150 mila abitanti. E pensare che viene persino considerata grossa come città, oltre che importante per industrie ed università.

La famiglia presso la quale vivo dista un centinaio di chilometri da Oulu, abitando in aperta campagna finnica!



Credevo che, venendo da un paesino, sarebbe stato facile abituarmi alla solitudine qua, ma se all'inizio poteva sembrare rilassante, ora diventa talvolta snervante tutta questa pace.

Il giorno in cui sono partita, lo ricorderò per sempre.
Non sapevo se ero emozionata o triste all'idea di andar via e non vedere i miei genitori e il mio ragazzo, così son rimasta in un limbo di confusione che mi ha tenuto compagnia per un sacco di settimane anche dopo il mio arrivo.
Son partita il 15 di gennaio, era un martedì mattina, e avrei fatto il primo scalo a Copenaghen... Ma il volo è stato posticipato di un'ora e mezza, facendomi perdere il volo successivo dalla capitale danese a quella finlandese.
Ma, non si sa come, son riuscita ad arrivare a Helsinki in tempo per prendere il volo per Oulu!



Arrivo a Oulu e la mia madre ospitante mi aspettava pronta per portarmi in quella che per un anno sarà la mia casa! 
Lei parla benissimo inglese, dato che ha vissuto due anni in Canada per uno scambio studentesco, e io ho fatto fatica a capirla per tutto il primo mese.

Dopo un'ora e poco più di strada buia con immensi pini innevati ai lati, siamo arrivate a casa: una ex scuola elementare! Il marito è venuto ad aprirci e mi ha subito abbracciata!
Mi son sentita parte della famiglia


Eng: Actually I'm living in the finnish region called "Ostrobothnia", in the middle Finland.
When I left Italy I didn't know how to feel: excited because of the beginning of a new adventure, or sad because I'll miss my family.
Anyway the first flight from Milano Malpensa to Copenhagen was one hour and half on delay, and I lost the second flight, from Copenhagen to Helsinki! What the hell!
But everything went better when I arrived in Finland, and I had the time to take the flight from Helsinki to Oulu.
At the airport there was my host mother, who was waiting for me, and one hour later I was arrived in my new home, in the middle of the countryside!
The road was really dark, and on the border there were just trees with a lot of snow! 
Yes, the nature here is really different, but amazing!!