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I'm experiencing my first time alone and abroad, being an au-pair in Finland. I write about my finnish life, cultural differences and sometimes about my idea of style.

martedì 6 dicembre 2011

Noi ragazzi dello Zoo di Berlino. - Departure


Un anno fa esatto attendevo il sei dicembre, giorno in cui saremmo partiti, per il nostro primo viaggio insieme, io e Gege, a Berlino. 
Cento euro tra volo e hotel (gli unici lussi che non ci siam potuti permettere erano la colazione inclusa - e dico anche CHISSENEFREGA! Le ciambelle di Dunkin' Donuts me le sogno ancora oggi-  e il bagno in camera -quelli in comune son ugualmente super puliti), e un viaggio che segnerà ancora di più la mia indipendenza da una nazione alla quale non mi sento appartenente.






La sera del 5 dicembre inizia a nevicare di prepotenza.
Gli accordi erano: andare da Gege, dormire a casa sua e farci portare dai suoi genitori a Malpensa, l'indomani mattina presto, perché abbiamo il volo alle 8,20.
Con i fiocchi che si triplicano, sia per dimensione che per intensità, inizian a venirmi dubbi sul "come raggiungere casa di Gege" (dato che dista mezz'ora/quaranta minuti da dove abito io), specialmente senza mettere in pericolo la vita dei miei genitori che dovevan accompagnarmi.




Opto per farmi lasciare a Vercelli, in stazione, e da lì muovermi con il primo treno per casa sua.
Arrivati in stazione, mio padre cerca parcheggio, mia mamma scende e mi accompagna al binario.


Non so il perché, ma ogni volta che devo salutare i miei son sempre triste, anche se loro son felici di vedermi viaggiare e visitare nuovi posti, io mi deprimo, perché non mi piace vederli allontanarsi da me. Potessi portarli con me ovunque, son certa che avrei decisamente meno paranoie.




In quella situazione poi, ero ancora presa peggio: non mi sarei mai perdonata se a loro fosse successo qualcosa mentre tornavano a casa dopo avermi portata a Vercelli.




Il treno arriva. Le porte si aprono, e io salgo col mio trolley. 
E' il treno che di solito prendono i pendolari che tornano a casa da lavoro. Puzza, è sporco e stracolmo di gente, e mi tocca stare in piedi, accanto al mio piccolo bagaglio.
Aspettando che le porte si chiudano, continuo a fissare la mia mamma.
E' il primo viaggio che mi son sudata. Ho lavorato tutti i fine settimana in un ristorante, lo stesso in cui lei fa la lavapiatti il sabato e la domenica, per arrotondare.
La guardo, e sembra fiera di me. Mi fa le raccomandazioni "da mamma", e si tiene stretta nel suo giacchetto, con le braccia conserte, per ripararsi dal freddo.

Pochi istanti prima che le porte si chiudano mi schiocca un altro bacetto e mi dice: "Ti voglio bene cuore".

Faccio in tempo a dirle: -Saluta papino e Nico, e dagli un bacio!
Lei annuisce, mi sorride, e il treno inizia muoversi. 


Rimane lì a gurdarmi finché il mezzo prende velocità, e io faccio lo stesso.
Lei sorride, e io voglio solo piangere.











1 commento:

La Pinta ha detto...

Mariaa che figaaaa :D