Nella borsa ho la mia guida Lonely Planets e un portafogli colmo di soldi da spendere, acqua (che sembra costare più di qualsiasi bevanda schifosamente dolce) e medicine contro l'improvvisa diarrea data dal freddo (solo precauzionali).
Scendiamo nella metro, arriviamo alla stessa fermata del giorno precedente: Zoologischer Garten, risaliamo e finiamo per entrare da Dunkin' Donuts, un fast-food di ciambelle: ne ha di tutti i gusti, dal cappuccino alla fragolina di bosco.
Io sono attratta da quella ripiena di panna, ma anche da quella piena di zuccherini colorati.
Mi è impossibile scegliere, perciò le prendo entrambe, con un thé caldo.
Gege è meno goloso, e prende un caffè, accompagnato do un'unica ciambella.
Scopriamo che a Berlino il wi-fi gratuito è un concetto ancora poco sviluppato, infatti per la connessione ad internet vi sono delle apposite aree sparse nei vari centri commerciali, o dentro alcune catene di fast food, una tra quali, Dunkin' Donuts.
Per 2 euro puoi utilizzare i loro pc e cazzeggiare per un'ora.
Comunque non abbiam tempo da perdere sul web: siam curiosi di vedere uno zoo, per di più uno zoo come quello di Berlino, divenuto famoso grazie a Christiane F. (anche se lei non facevo proprio riferimento al giardino zoologico).
L'entrata ci costa 12 euro a testa grazie allo sconto del nostro abbonamento settimanale.
Fa freddo, e alle luci del giorno è tutto molto bianco, per via della neve.
Lo zoo è immenso e ci sono troppi animali da vedere. Tra i primi i pinguini, animali preferiti da Gege, di diverse razze, sguazzano nelle loro piccole vasche (ogni razza ha la sua), e sembrano non patire assolutamente il freddo.
Veniamo attratti da una vasca più grande.
"Che delusione. C'è niente qua dentro!", ci ritroviamo a pensare. Ed inaspettatamente esce una foca, che si crogiola sul bagno-asciuga ricreato apposta per lei. Poi si alza e fieramente mostra a noi tutta la sua bellezza.
La foca fiera di se. |
Nelle vasche a seguire troveremo altre foche e otarie, come anche delle timide lontre.
Poi scorgiamo una casetta immersa in un grande giardino, e lì risiedono le zebre.
Il loro mantello non ha nulla a che vedere con le stampe animalier tanto di moda tra 2009 e 2010. Le loro strisce sono perfettamente disegnate, quasi simmetriche.
Si allineano una a fianco all'altra, e ci guardano: "Ammirateci. Sappiamo bene che siamo bellissime", sembran dire, altezzose.
Pochi anni prima, StudioAperto, l'inutile telegiornale di Italia1, aveva dedicato una settimana di servizi sulla nascita di un orsetto polare nato in cattività nello zoo di Berlino, l'orsetto Knut.
Eravamo decisissimi a trovare l'orsetto, ormai delle dimensioni di un piccolo elefante.
Nel cercarlo ci siamo imbattuti in una miriade di altri animali: branchi di lupi bianchi, gufi e persino al Condor gigante!
Abbiamo persino visitato l'area degli uccelli tropicali, ovviamente al coperto, con tanto di riscaldamento e umidità, per ricreare il loro abitat.
Ed eccoci finalmente arrivati davanti all'area ricreata per gli orsi polari: effettivamente di grandi dimensioni, si arrampicavano sulle rocce bianche di ghiaccio e neve.
Un orso era "intrappolato" tra i ghiacci più bassi e sembrava incapace di risalire.
Io e Gege abbiam ipotizzato essere Knut, poiché l'unico così stupido da potersi meritare un servizio su StudioAperto. [Ci è sinceramente dispiaciuto sapere che poco dopo il nostro ritorno a casa, Knut è mancato...]
Ricordiamo Knut così, mentre cerca di risalire i ghiacci. |
Poi è stata la volta dei tapiri e dei rinoceronti, scoprendo così che quest'ultimi son stati, come gli elefanti, una specie in via d'estinzione.
Brutalmente abbattuti, il loro corno veniva poi staccato per ricavarne l'avorio.
I rinoceronti (non che io non ne abbia mai visto uno, ma ero piccola e ora, da ragazza semi-matura, posso trarne nuove conclusioni), sono simili a dinosauri, col culone possente. La loro pelle sembra fatta di pietra, e fanno montagne di cacca gigante.
E' stata la volta anche delle giraffe e delle antilopi, ma nulla mi ha scioccata quanto le scimmie.
Seguendo il percorso ci troviamo davanti a questa grossa casa in legno, con su la scritta in tedesco: "Casa delle scimmie".
Ci entriamo e subito capisco che i nostri antenati sono tutti degli sciroccati: le scimmie più piccole sono iper-attive, saltano da una parete all'altra della loro gabbia e si fanno i dispetti (mi han ricordato molto me e mio fratello da bocia); quelle dalle dimensioni più grandi invece sono apatiche (e mi han ricordato l'attuale me stessa).
Tre son state le cose più sorprendenti che io abbia mai visto fare da degli animali.
La prima: io e Gege rimaniamo imbambolati davanti ad una vetrina, dentro la quale una particolare razza di scimmie (non mi ricordo quale) di piccola taglia, si rincorrono e saltano come delle assatanate. Sono tante, e ci sono persino dei cucciolini teneri.
Uno di questi cuccioli inizia a rincorrere un suo amichetto, si azzuffano e ne subentra un terzo.
Il piccoletto se ne va, lasciando gli altri due mentre se le danno di santa ragione, fino a che incominciano a fare esattamente ciò un essere umano si aspetta dalle scimmie, ovvero spulciarsi. Si toccano ovunque, a vicenda. Ad un certo punto uno dei due alza la coda dell'amico ed inaspettatamente gli mette un dito nel sedere, con molta nonchalache.
Ovviamente il secondo al primo colpo s'è indispettito, ma agli altri tentativi cede.
Il secondo riscontro con la realtà scimmiesca è decisamente particolare: dopo aver riso delle scimmie molestatrici, ci spostiamo alla vetrina successiva, dove vediamo un gorilla attaccato al vetro, che porta in grembo un oggetto che custodisce gelosamente.
-Guarda amore! Questo tenero Gorilla sta coccolando qualcosa!- dico io.
-Già, sarà un suo cucciolo? Guarda, sembra peloso!-
-Non so. Non sembrerebbe, è troppo piccolo. Penso sia del cibo, perchè lo sta mangiucchiando.
-Boh, in effetti hai ragione.
-Sarà una banana. Cioè, dev'essere una banana! Un pò marcia forse... E' nera.
Il Gorilla si gira e ci squadra, come per dire "questa è la cosa più buona del mondo e ve ne lascio nemmeno un pezzo".
-Secondo me è una merda- dico io. Tempo di finire la frase e la scimmia scopre il suo prezioso bottino: è veramente un suo stronzone, nero e peloso. E lo mangia con gusto.
-Oh, cazzo...
Il terzo rappresenta ciò che fanno gli uomini quando si annoiano.
Vetrina dell'Orango-Tango. Un bestione svaccato contro il vetro, con le gambe all'aria.
-Io non riesco a capire da che parte sia girato- dice Gege.
-Penso che abbia la testa al contrario. E ci guarda annoiati.
Nella noia dell'osservare noi stupidi ominidi, l'Orango si ficca un ditone dal pelo fulvo nell'enorme narice.
L'Orango che si scaccola. |
E dopo di ciò, decidiamo di averne viste abbastanza, così usciamo dallo zoo, soddisfatti, ma decisamente affamati (non di feci).
Il thai-box contiene degli spaghetti di soia con pollo, riso e verdurine, il tutto insaporito da zenzero e una piccantissima salsina. Ringrazio di aver preso il sushi, perché il piccante troppo forte, non lo reggo.
Secondo la pianificazione della giornata, avremmo dovuto spostarci per vedere un museo d'arte, ma fa freddo, e la voglia di vedere la Porta di Brandeburgo è maggiore.
Arriviamo con la metro alla Brandeburger Tor, e subito ci fiondiamo al primo Starbuck's, perché desidero terribilmente un Frappuccino al cioccolato.
Seduti da Starbuck's vedevamo questo. |
Ovviamente il locale è iper-affollato, e sembra un miracolo trovare due posti a sedere esattamente attaccati alla vetrina che da sulla Porta di Brandeburgo.
Dalla porta principale entra la coppia che la mattina prima rischiava di non prendere l'aereo perché sprovvista dicarta d'imbarco. In una città con circa tre milioni di abitanti, noi italiani, veniamo attratti da Starbuck's, come le mosche al miele, per il semplice fatto che nella nostra nazione il caffè si dice sia il più buono al mondo, ma nonostante ciò ci siam fatti condizionare dai film americani che tanto sponsorizzano la famosa catena di caffetterie.
Intanto fuori ha ricominciato a nevicare. Io accendo il mio netbook per collegarmi ad internet, sfruttando il wi-fi, e Gege controlla la guida Lonely Planets.
Quest'ultima ci consiglia di fare il giro del centro sull'autobus 100, che ci porti fino ad Alexander Platz.
Foto turistica di Gege con un orso (mascotte di Berlino) e una SS nazista. |
Saliamo sul bus per affacciarci al finestrino e vedere una città immensa ricoperta di bianco. Il panorama sembra uscito da una poesia, e noi lettori ne godiamo.
Scendiamo nei pressi di Alexander Platz, e inevitabilmente veniamo attratti dall'ennesimo mercatino di Natale.
E' più forte di noi: le luci e il profumo di frittumi e di CurryWurst è irresistibile.
Ci addentriamo prima ai Magazzini Kaufhof (una sorta di La Rinascente, o Harrods, o Lafayette), alla ricerca di un bagno; alla fine, ci faccio anche un giro, ma sbianco alla vista di un paio di collant che costano 12 euro, ed erano i più economici.
Ne usciamo, per addentrarci nel mercatino, fino a che uscendone troviamo l'enorme centro commerciale Alexa.
Entrata di Alexa |
E' proprio vero che l'essere umano è disposto a sprecare un sacco di soldi pur di non patire gli sbalzi climatici. In questo caso fa troppo freddo, io e Gege ci infiliamo nel grande magazzino per scaldarci e troviamo che sia uno dei centri commerciali più belli del mondo.
Vengo attratta da un negozio in cui vengono prodotti peluche con il cuore.
In tutto il negozio ci sono cassettoni aperti pieni di pupazzi senza imbottitura, ognuno di un animale differente. Il bambino entra, sceglie il peluche preferito da imbottire e al quale mettere un piccolo cuoricino. Il tutto viene fatto sul momento dalle commesse e dai piccoli, che seguono passo a passo il procedimento per dare vita la suo pupazzo!
Trovo che sia un'idea bellissima, perché da bambina ne avrei desiderato uno!
Una parte del negozio è dedicata all'abbigliamento per i peluche, e ci sono vestiti che io, essere umano desidero indossare!
Sarebbe un'idea fantastica per fare il regalo a Gabriele, il cuginetto di Gege, ma non sapremmo dove mettere un pupazzo nei nostri trolley... E poi è troppo piccolo, e rischierebbe di soffocarsi nel caso in cui ingerisse uno degli occhietti del peluche.
Abbandoniamo l'idea e il negozio, per spostarci da H&M, dove io inizio a spendere soldi senza criterio.
Giriamo tutto
Quando usciamo per fumare una sigaretta ci troviamo davanti ad un LunaPark, ed è evidente che siamo usciti in una zona differente rispetto a quella da cui siamo entrati.
Sono le 19,30 e nevica. Mi sento una bambina, e come tale trascino Gege verso le montagne russe.
Luna Park sotto la neve. |
Foto scattata appena prima di salire sulle montagne russe. |
Il prezzo della felicità vale 4 euro di corsa su di esse, seguita da una birra fresca ed un CurryWurst.
E inizio a fare caso alle tendenze berlinesi, per quanto riguarda la moda:
-stivali a terra alti fino al ginocchio, o scarpe da ginnastica
-collant di lana, magari lavorati a trecce,
-parka,
-cuffia e sciarpa di lana,
-borsa a tracolla capiente ma sempre di pelle (o meglio: eco-pelle).
I colori preferiti sono quelli naturali: dal senape alla terra.
Il freddo colpisce in maniera grave, e rientriamo da Alexa.
Avevamo scoperto delle poltrone vibro-massaggianti, che con due euro e cinquante ti facevano un massaggio per dieci minuti.
Non abbiamo esitato... E venti minuti dopo ne siamo usciti, diretti al nostro albergo, infreddoliti, ma soddisfatti della prima giornata da tedeschi.
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